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Cucini bene? Apri un catering!

DiLucia Terenzi

Lug 4, 2012

Vi capitano, con una certa assiduità, una o più di queste cose?

1- Gli amici vi supplicano di preparare la torta per le feste di compleanno dei loro bambini?

2- Gli invitati alle vostre cene fanno carte false per poter tornare a mangiare da voi?

3- I colleghi vi si avvicinano con la proposta di occuparvi della cena per la loro festa di fidanzamento?

Allora, forse, avviare un’attività di catering potrebbe essere una iniziativa da ponderare, se vi interessa un’attività sempre nuova, appassionante, e di enorme gratificazione – ma allo stesso tempo faticosa, complessa, e che richiede un’enorme attenzione ai dettagli, dal condimento dei voul-au-vents all’acquisto urgente di tavoli pieghevoli per una festa.

Tenete infatti conto di un fatto importantissimo, e a cui pochi pongono attenzione: se un ristorante è un’attività stabile, e con un elevato grado di costanza (menù che non cambiano per tutta la stagione, locali organizzati e fissi, clientela di tipo verosimilmente omogenea) un catering è un vortice di cambiamenti, novità, e urgenze: è un po’ come aprire un altro ristorante ogni mattino per poi chiuderlo la sera stessa, sapendo che il giorno dopo si farà qualcosa di completamente diverso. Indubbiamente un lavoro appassionante, ma anche ad alto rischio di frustrazioni.

Non dimentichiamo, indubbiamente, I punti di vantaggio che sono caratteristici dell’aprire un’attività di servizio catering: fra questi, spiccano assolutamente I bassi costi di avvio, che sono certamente più contenuti di quelli tipici di altre realtà di ristorazione. Nessun affitto di grandi locali, ad esempio; nè, com’è prevedibile, le corrispondenti bollette di servizio. Perfino oggetti necessari a un ristorante fin dal primo giorno, come piatti, bicchieri e tovaglie, potremo non acquistarli e limitarci a noleggiarli o farli affittare dai nostri clienti, sempre che non sia il cliente stesso a desiderare di usare i propri.

D’altro canto, una paura che indubbiamente non assilla il proprietario di un ristorante, ma è invece un cruccio costante per chi si trova a gestire un servizio di catering, è quella legata al trasferimento del cibo, problema non insignificante, principalmente nei casi in cui non si stia lavorando in una location dotata di cucina (nel qual caso si prepara tutto sul posto, e basta assicurarsi che gli ingredienti arrivino in ottime condizioni) ma ci si trovi a dover portare, ad esempio ad una festa in un parco o ad un meeting in ufficio, del cibo già pronto, con pietanze calde e fredde. Tutto va, in questo caso soprattutto, calcolato e verificato con precisione: non vogliamo certo dover spiegare a 100 invitati nel mezzo di un parco che non abbiamo portato tazzine e quindi… niente caffè!

Soprattutto, brevemente, un’osservazione importante: non dimentichiamo mai che lanciarsi in quest’avventura non è un hobby, ma un’attività – e non può quindi prescindere da ragionamenti di ordine rigidamente economico. Non stiamo più cucinando gratuitamente per amici e parenti, ma gestiamo un’azienda: se non pianifichiamo attentamente spese e guadagni, e quantità di cibo da cucinare (un errore comunissimo nel catering, quest’ultimo) rischiamo di veder scomparire tutto il nostro profitto, rendendo tanta fatica antieconomica. Attenzione!

Di Lucia Terenzi

Amo viaggiare ed esplorare nuove culture, incontrare nuove persone e provare cibi diversi. Mi piace anche leggere, cucinare e guardare film.