Tappi per le bottiglie, naturalmente: ma anche calzature, pavimentazioni, pannelli insonorizzanti. Il sughero ha un numero sempre crescente di applicazioni – e intanto, le foreste che producono questo materiale unico in natura sono sempre più a rischio di svanire per sempre. La lavorazione di questo materiale è decisamente unica e particolare: gli operatori specializzati lo staccano dalla parte inferiore del tronco in lunghe strisce verticali, rimanendo in superficie per staccare solamente lo strato di cellule morte e non danneggiare l’albero, e questo ne produce ancora – nel corso, però, di quasi dieci anni. Le aumentate richieste di produzione hanno, alla fine, portato ad una situazione in cui anche le vaste foreste di sughero dell’Europa occidentale – come quelle portoghesi – non possono più sostenere i ritmi richiesti.
Questo ha portato alla necessità di trovare materiali alternativi per quello che rimane l’utilizzo principale di questo materiale, ossia l’imbottigliamento: e da tale ricerca sono nati i tappi in plastica, realizzati per replicare la peculiare morbidezza e capacità di adattarsi al collo della bottiglia degli originali in sughero. Naturalmente, come era prevedibile in un mercato che è da un lato tanto tradizionalista, e dall’altro così giustamente attento alla qualità, l’inserimento di questi prodotti ha generato un forte dibattito, fra sostenitori del sughero a tutti i costi e persone più aperte all’innovazione.
Il dato reale, quello che è necessario citare prima di qualsiasi discussione, è che al di là di quelle che sono semplicemente superstizioni e idee preconcette, di fatto il vino contenuto in bottiglie con tappi di plastica non è distinguibile, al gusto, da quello protetto dai vecchi tappi di sughero; e anche dal punto di vista organolettico, naturalmente, i nuovi tappi non rilasciano alcuna sostanza pericolosa nel vino stesso. Ciò detto, il dibattito diventa essenzialmente uno di coscienza ecologica: continuare a pretendere dalle foreste di sughero dei ritmi di produzione insostenibili può facilmente significare finire col distruggerle, il che porterebbe anche all’estinzione delle molte specie rare che le abitano.